

La bolla Internet venticinque anni dopo
"Questo è un momento storico in cui i nuovi media sono davvero diventati maggiorenni" a dirlo fu Steve Case, cofondatore di AOL, annunciando trionfalmente il matrimonio con Time Warner, un accordo record del valore di 350 miliardi di dollari! Era il 10 gennaio 2000 e apriva la seconda settimana del nuovo millennio, l'epoca d'oro di internet. L'annuncio non è stato solo un boost per il mercato ma la conferma di un nuovo paradigma: in quel momento il valore di AOL era il doppio rispetto al colosso Time Warner, nell'economia mondiale la New Economy sembrava pronta a sorpassare la Old.
Ma sembrava solo, perché l'unione tra i nuovi media di AOL (in quel momento l'internet provider più importante al mondo e proprietario di Netscape, il primo browser) e i vecchi di Time Warner (proprietaria di oltre 90 riviste tra le più importanti in USA, e dei canali CNN, TNT e Cartoon Network) inizialmente descritto come il più grande business della storia americana, pochi anni dopo visse uno “sboom” che nelle business school fu presa a esempio come peggiore operazione della storia.
L'annuncio del matrimonio tra Aol e Time Warner è stato al tempo stesso l'apice dell'epoca d'oro e la punta che bucherà la bolla decretandone l'inizio della fine: il 24 marzo 2000, quando le azioni hanno raggiunto il picco durante la bolla internet è stato un momento di svolta nella storia finanziaria. All’ondata di euforia seguirà una vendita che ha spazzato via trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato lasciando gli investitori più poveri, ma forse più saggi. Karishma Vanajani su Barron's (24/03/2025) racconta, esattamente 25 anni dopo lo scoppio della bolla dotcom, quella favola che ha fatto sognare risparmiatori e investitori di tutto il mondo. Una decade, quella culminata nel marzo del 2000, dove si sono costruiti sogni, speranze, grandi idee, società che sono rimaste promesse e società che sono diventate leader del loro tempo, un'era in cui si sono create ricchezze e altrettante sperperate, un'epoca in cui si pensava di aver trovato l'elisir di prosperità per l'economia poi disciolto nella realtà dei cicli economici, un periodo che ha fatto la fortuna di investitori, economisti e banchieri, e altrettanti sono caduti nell'oblio. NETSCAPE e CISCO sono state sicuramente tra le società più celebri, le azioni che tutti volevano avere in portafoglio. La prima fu per qualche anno il più importante browser al mondo, quotata in borsa a metà anni '90 fu uno dei primi grandi successi di quell'euforia. In pochi giorni moltiplicò il prezzo da 14$ a 75$: balzi senza precedenti spinti da profitti che raddoppiavano ogni trimestre e sembravano infiniti. Cisco System, era (ed è tutt'ora) leader mondiale nella progettazione, sviluppo e nella commercializzazione di apparecchiature di rete internet (i cosiddetti router) dopo la cavalcata negli anni Novanta, a inizio 2000 con una performance del 10.000% divenne l'azienda tecnologica più importante al mondo. A differenza di molte "aziende promesse" già nel 2000 faceva profitti, ma fu ugualmente travolta dallo scoppio della bolla e oggi, mentre NETSCAPE non esiste più, Cisco non ha ancora rivisto quei massimi.
Alan Greenspan, banchiere centrale già celebre per i suoi discorsi asciutti e enigmatici, e per i grandi salvataggi economici, pur senza parlare di “bolla”, parlò di "esuberanza irrazionale" per ammonire gli animi troppo accesi degli investitori e le valutazioni troppo elevate dei mercati.
Ma come si crea una bolla? Con tanti ingredienti, il principale è la creazione dell’aspettativa: far immaginare qualcosa di grande che ancora l'uomo comune non può vedere. "Era certamente un momento in cui tutti pensavano che fosse una nuova era dove le valutazioni non contavano, e l'unica cosa importante era quanto ci avevi messo, perché avrebbe continuato a salire" dice Sam Stovall capo stratega degli investimenti CFRA (MarketWatch marzo 2025). Riassume perfettamente lo spirito di quell'epoca.
Il fenomeno della "bolla Internet" fu mondiale e ovviamente non risparmiò neanche l'Italia, gli esempi nella nostra borsa furono molti, da Tiscali a Ebiscom a Finmatica. Da quest’esperienza abbiamo imparato molto, come dice nel libro "Euforia irrazionale" Robert Shiller, economista e premio Nobel, diventato famoso per aver pubblicato la sua opera proprio in concomitanza dello sboom della bolla dotcom. Il suo indicatore "CAPE" divenuto un punto di riferimento per le valutazioni di borsa, anche oggi suona l'allarme sulle "Magnifiche 7".
Dunque, se 25 anni fa molti risparmiatori si sono illusi di poter fare da soli, con lo scoppio della bolla hanno avuto la conferma che l'affiancamento di un professionista, capace di metterci al riparo dagli errori dettati dall’euforia e dell’emotività, e la diversificazione elementi imprescindibili negli investimenti.
CAPE – Noto anche come CYCLICALLY ADJUSTED PRICE TO EARNINGS, è l’indicatore inventato dal Nobel Robert Shiller 25 anni fa e utilizzato ancora oggi come metro di valutazione delle società di Borsa. Valuta il prezzo di una azione o di un indice rispetto ai suoi utili reali.
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